Non tutte le scorribande gastronomiche restano indelebili nella nostra memoria. Capita, a volte, di restare delusi, soprattutto quando nella mente ti sei già formata un’idea di come sarà il posto che stai per visitare e di cosa ti aspetti di gustare. Io, ad esempio, quando viaggio mi sdoppio con inevitabili crisi di identità: la me numero 1 è la viaggiatrice informata, quella che si documenta su cose da vedere, mangiare e fare nei luoghi che visitiamo; la me numero 2, invece, vorrebbe andare alla scoperta sapendo il meno possibile, per avere la possibilità di creare una sua storia del viaggio tutta da scrivere. Vi lascio immaginare che gran casino sia portarsele in giro entrambe. Una perfettina, con la guida sempre in mano e l’altra esploratrice, che ama infilarsi in ogni anfratto. Meno male che almeno concordiamo sull’abbigliamento da portare in viaggio, altrimenti sai che carico di valigie….
Insomma, per venirne a capo, tutte noi cerchiamo di metterci d’accordo sulla saggia e battuta strada della via di mezzo e così ci fidiamo delle guide, ma solo di alcune, e ogni tanto le mettiamo via per lasciarci trasportare e scoprire qualcosa di nuovo.
L’anno scorso, ad esempio, durante la nostra vacanza a Marettimo, io ed IP abbiamo fatto una cosa per noi un po’ insolita. Abbiamo cenato in un ristorante turistico. Normalmente li evitiamo come la peste tutti quelli che tendono le esche aspettando che i malcapitati abbocchino, preferendo piuttosto trattorie meno affollate e soprattutto fuori dalle rotte di massa. Lo so che state pensando che siamo snob. Ma il punto è: se devo mangiare peggio che a casa mia, tanto vale che mi faccio imbottire un panino in una salumeria e almeno un pasto è andato.
Dicevo di Marettimo. Siamo andati a cenare da Il veliero, un ristorante di quelli che possiamo definire turistici, portando con noi un certo scetticismo. Ma, del resto, ripensandoci, tutti i ristoranti dell’isola erano turistici… dopotutto è un isola che vive di turismo! Lo scetticismo è però subito stato fatto fuori alla prima forchettata degli spaghetti ai profumi dell’isola, arrivati aromatici e fumanti davanti a me. Deliziosi e semplici. Un concentrato di profumi dati dall’infusione in olio d’oliva delle erbe tipiche dell’isola, come il rosmarino, il timo, la salvia. Un connubio perfetto per un piatto estivo che non richiede tanto tempo ai fornelli e vi farà fare di certo bella figura. Uno di quei piatti che potete preparare anche all’ultimo momento e che noi abbiamo già fatto svariate volte (questa volta usando le linguine). Così buono che si può fare anche senza pesce…
La morale di questa storia è: non tutte le ciambelle riescono col buco. Ops, no, quella è un’altra faccenda. Forse è meglio: l’abito non fa il monaco. O fate voi.
- olio evo in abbondanza
- timo, almeno un paio di rametti per persona
- rosmarino, un rametto per persona
- salvia, una manciata di foglie a persona
- menta, qualche fogliolina
- qualche pomodorino
- pesce (tonno o spatola o capone)
- Considerate almeno tre-4 cucchiai d'olio per porzione. Fate riscaldare lentamente l'olio con le erbe fresche sminuzzate, lasciandone una piccola parte di riserva per la fine. Dopo circa 5 minuti (le erbe non devono bruciare, tenete il fuoco basso), aggiungete i pomodorini tagliati a metà e lasciateli ammorbidire nell'olio qualche minuto. Poi aggiungete il pesce a cubetti ed alzate la fiamma in modo da cuocerlo rapidamente, ma sempre senza far bruciare le erbe. Dopo circa 3-4 minuti il pesce sarà cotto. Salate il tutto con parsimonia e spegnete il fuoco.
- Cuocete la pasta, scolatela al dente e mescolatela in una saltapasta con il condimento ed un mestolino d'acqua di cottura, aggiungendo le erbette tenute da parte. Gli amidi dell'acqua e della pasta si mescoleranno all'olio ed aderiranno alla pasta meglio del solo olio. Impiattate e servite.
IL collegamento serale funziona meno di quello diurno, nel senso che sono talmente stanca delle 9 ore di PC in ufficio che la sera mi prende un po’ di nausea doverlo riaccendere. Tuttavia, visto che oggi è il mio primo giorno di ferie, recupero i post persi e ti confermo che il tuo doppio, cara Clara, è anche il mio. Siamo quasi in partenza e nella mia borsa ci sono due guide oltre ad un bel numero di fogli che mi sono preparata. Ma solo per un motivo: vado così poco in vacanza che non mi va di perdere tempo in posti incerti soprattutto quando il tempo è poco. Sarebbe brutto gironzolare a vuoto se hai solo due settimane di vacanza in un anno. Il motivo è solo questo. Sono felice di sapere che non tutti i ristoranti turistici sono solo per ‘turisti’ 🙂
Sempre più cose ci accomunano, mi pare! Goditi la vacanza ma non pensare di farla franca. Quando torni voglio sapere tutto di Siena. Baci