Chissà in quanti avranno sognato di trovarsi davanti ad una tavola imbandita con decine di vassoi di arancine e avere l’imbarazzo della scelta su quale assaggiare per prima. Ecco, se lo avete fatto, sappiate che, nella realtà, il sogno rischia di diventare un incubo. E il perché è presto detto. Le arancine sono fritte, alcune sono fritte male, sanno di olio stracotto e sono estremamente unte. Spesso il riso è colloso, sfatto. A volte il condimento è troppo, altre troppo poco. Però capita anche di imbattersi in ottime arancine, fragranti e ben condite.
Ma andiamo con ordine. Da qualche parte vi ho raccontato che sono giornalista. Ciò che non vi ho ancora detto è che, tra le altre cose, collaboro con un giornale on line che si occupa di enogastronomia che si chiama Cronache di gusto.
Qualche giorno fa arriva una nota del direttore per convocarmi ad una degustazione di arancine per decretare la migliore della città in vista di Santa Lucia. La tradizione vuole, infatti, che il 13 dicembre a Palermo non si mangino né pane né pasta. Ma è ammesso il riso.
Questa tradizione ha origine dal fatto che la Santa, implorata dai palermitani stremati da una lunga carestia, fece arrivare in porto un carico di grano. Da allora, ogni anno, per ricordare quell’avvenimento, ci si astiene dal mangiare farinacei, prediligendo riso, legumi e patate.
Il tredici dicembre è diventato dunque il giorno del trionfo dell’arancina tradizionale, alla carne o al burro e, negli ultimi anni, anche di quelle con condimenti nati dalla fantasia di bar e rosticcerie (spinaci, salmone, pollo, persino cioccolato).
Le arancine scelte per la degustazione sono quelle al burro, le più vendute in città.
Ci sediamo intorno alla tavola imbandita con ben cinquantasei – dico cinquantasei – arancine al burro, di quattordici diversi bar della città scelti tra i più rinomati. Noi siamo 8, 14 i bar, 56 le arancine. Giusto per essere chiari.
Iniziamo la degustazione in ordine assolutamente casuale. Armati di penna e taccuino prendiamo appunti (perché qui le cose si fanno seriamente). Valutiamo il colore (che dice tante cose sulla frittura e sulla panatura), la cottura del riso, la quantità e qualità del condimento, l’odore.
Ci confrontiamo quando percepiamo “strani aromi” o quando il fritto sembra uscito da una tinozza di olio per automobile (perché succede, purtroppo).
Le prime cinque arancine si degustano in scioltezza. Arrivati alla decima si registra qualche segno di cedimento. Degustata l’ultima, la quattordicesima, decretiamo all’unanimità il vincitore e il fatto che, quest’anno, per Santa Lucia, nessuno di noi avrà il coraggio di mangiare arancine…
La trionfatrice del test è – pensate un po’ – proprio la quattordicesima arancina, quella degustata quando già molti di noi erano – diciamo così – “sazi”. Ma ciò nonostante era così ben fritta, asciutta, col riso correttamente sgranato e ben condita che ha meritato la vittoria.
Dunque se siete a Palermo e avete voglia di un’arancina al burro, fermatevi al bar Bristol in via Emerico Amari 28.
Per la cronaca, seconda classificata è risultata l’arancina al burro della pasticceria Oscar (via Migliaccio 39) e terza quella del bar Matranga (via Cesareo 38). Miglior rapporto qualità-prezzo per quella della Romanella (via Leopardi 12) in vendita ad 1 euro. Per la top ten completa vi rimando al sito di Cronache di gusto. E’ stata una prova durissima, uno sporco lavoro, anzi untuoso, ma qualcuno doveva pur farlo! 🙂
In questa giornata in cui il pensiero va all’arancina, rileggo il post e me le godo attraverso l’unico senso che passa attraverso il blog… e il colore, il colore delle prime piazzate non mi convince affatto. Sia la panatura che il riso, non sono un po’ troppo pallidi?
Mi rendo conto che la foto non rende giustizia ma è stata scattata col cellulare in condizioni di luce poco favorevoli, dunque non risulta totalmente realistica. Devo ribadire però che, tra tutte quelle che abbiamo degustato, è risultata la migliore. Ma erano “solo” quattordici. E’ possibile che ce ne siano altre ugualmente buone o più buone…
Per varie coincidenze è stata una giornata di Santa Lucia senza arancine, e ciò è tristerrimo!!! 🙁
La settimana prossima (lascio che smaltiscano i residui) vado al bristol a sbafarmene un paio! 🙂
Più che una degustazione mi pare un ottimo esempio di contrappasso dantesco! 🙂
Per adeguarmi ho anche cambiato il mio nickname (e gli attenti followers del blog capiranno a cosa mi riferisco 😉 ).
…vecchia cara, sana autoironia! :-))