Cibo da borsa

Non esco di casa senza avere messo nella borsa qualche provvista. Qualunque cosa io debba fare e per qualunque arco di tempo, nella mia borsa deve esserci non solo qualcosa da mangiare ma anche acqua da bere. No, la mia città non è improvvisamente entrata in guerra (non quella tradizionalmente intesa, quanto meno) e no, i generi di prima necessità non sono razionati. Né, grazie al cielo, vivo in uno di quei posti in cui l’acqua arriva nelle case una volta a settimana e dunque bisogna farne scorta. Ciò nonostante, io devo avere sempre con me qualcosa da sgranocchiare. Perché il buco nello stomaco può assalirmi in qualunque momento ed io devo essere pronta a fronteggiarlo e sconfiggerlo a colpi di biscotti ai cereali o crackers, mica con la prima cosa che capita comprata al bar dell’angolo, grassa e bisunta. Dite che sono fissata? Può darsi. Ma non è solo una questione di salutismo, credo. Perché su questa cosa ci ho ragionato un po’ chiedendomi: “Ragazza mia perché lo fai? Non sarebbe più facile comprare l’acqua se hai sete e qualcosa da mangiare se hai fame?”. Che dire? Forse per una mente lineare che vive in una città normale si. Ma non per me e non a Palermo. Intanto perché l’ormai famoso luogo comune che uno dei problemi di Palermo sia il traffico non è solo un luogo comune, ma diventa spesso un luogo in piena regola, anzi più luoghi, con infiniti grovigli di macchine che prendono il posto di strade, piazze e qualche volta anche di marciapiedi quando qualche gruppo di facinorosi (e da queste parti ne abbiamo diversi), decide che è giorno di “accendere” le proteste in strada. Ecco, in uno di quei giorni, quando sarò bloccata nell’ammasso di lamiere arroventate, la mia scorta di generi di prima necessità potrebbe tornarmi molto utile per sopravvivere perché non sai mani se e quando arriverai a destinazione.

Immagino però ci sia dell’altro. Magari sarà anche una questione psicologica che affonda le radici in qualche lontano trauma tipo: “a letto senza cena”. O è una cosa legata alla sicilianitudine che implica che l’amore e l’interesse verso una persona siano direttamente proporzionali al cibo che si prepara per lei e le si fa ingurgitare. Dunque con una interpretazione psicologica da strapazzo questo significherebbe che mi voglio molto bene e me lo dimostro portando appresso del cibo da me selezionato e tutto per me. Uhm… non so ma mi sa che qualcosa non torna…

Forse sono soltanto una che ha bisogno di fare tanti piccoli spuntini nell’arco della giornata e vuole essere sicura di poter selezionare con criterio, prima che la fame la accechi, qualcosa da mangiare. Può darsi. E l’acqua? suggerisce una vocina sul fondo?

Quella è un’altra storia che magari un giorno vi racconterò. Ma le acque non sono tutte uguali ed io sono un po’ rompina, nel senso che non tutte mi piacciono e mi dissetano allo stesso modo. E poiché da queste parti alcune acque che non gradisco sembrano avere il monopolio delle bottigliette da mezzo litro (e sarete d’accordo con me che non è proprio comodo portarsi in giro una bottiglia da due litri), preferisco avere la “mia” acqua.

E voi, invece di “guardarmi” come si farebbe con una psicopatica, ditemi: avete anche voi queste “simpatiche” abitudini?

Intanto, a proposito di spuntini e di cibo da portare in borsa, ecco una ricettina di biscotti al caffè ricchi, energetici al punto giusto e mooolto aromatici. La ricetta l’abbiamo trovata qui ma, come al solito, abbiamo fatto qualche modifica.

Ingredienti

  • 300 gr farina
  • 200 gr zucchero di canna muscovado
  • 1 cucchiaino bicarbonato
  • 1 cucchiaino lievito in polvere
  • 1 pizzico di sale
  • 1 cucchiaino di cannella in polvere
  • 2 chiodi di garofano (pestati al mortaio)
  • una tazzina colma di caffè espresso (circa 70 ml)
  • 1 cucchiaio di latte (di soia)
  • 1 uovo, 1
  • 1 cucchiaino di essenza di vaniglia
  • 50 gr di noci
  • 100 gr cioccolato in scaglie

Mescolate tutti gli ingredienti secchi e disponeteli a cratere nella ciotola. A parte sbattete insieme l’uovo, il caffè, il latte e la vaniglia. Incorporate i liquidi nel composto secco e amalgamante il tutto. Se dovesse risultare troppo liquido e poco lavorabile, aggiungete un po’ di farina. Dividete l’impasto in due parti e formate due bastoncini molto compatti di circa 4-5 centimetri di diametro, schiacciateli un po’  sulla parte superiore e disponeteli sulla placca del forno rivestita di carta forno. Cuoceteli per 30-35 minuti a 180 gradi. Quindi lasciate riposare per una decina di minuti a temperatura ambiente e tagliateli a fette di circa un centimetro. Tostateli in forno leggermente sui due lati.