La passione per la pasticceria ormai in famiglia è dilagante. Detta così suona quasi male visto che, nell’uso comune, “dilagante” è spesso riferito a comportamenti negativi. Ma non è certo questa l’accezione che mi frulla in mente in questo momento. Penso piuttosto ad una diffusione rapida ed inarrestabile, come quella dell’acqua che si insinua dappertutto senza poterla fermare. Una specie di fiume in piena che straripa e alimenta i campi circostanti, piuttosto che distruggerli. Ecco, la pasticceria nella mia famiglia è diventata qualcosa di simile. Da quando mia sorella ha deciso che deve diventare la sua professione, è tutto un via vai di dolci, biscotti, creme. E oggi assaggia questo, e poi prova quest’altro… ormai non c’è più un giorno che trascorra nell’anonimato dolciario. Anche la mamma, ogni tanto, ci mette del suo e quando lo fa, vi assicuro che i numeri sono da capogiro. Qualche giorno fa, per esempio, sempre con l’aiuto di mia sorella, ha deciso che doveva fare le pecorelle pasquali di pasta di mandorle. “Qualcuna, giusto per regalarle agli amici per Pasqua”, ha detto. E dopo tre giorni e tre notti (ok, sto esagerando un po’!) di duro lavoro, il tavolo della camera da pranzo ospitava… un intero gregge!

La scorsa settimana, per San Giuseppe, sulla nostra tavola imbandita c’erano, in ordine sparso: tiramisù, zeppole, lemon curd, muffin agli agrumi e al caffè e solo perché mia sorella non aveva avuto molto tempo… (!!)

Qualche giorno prima era stata la volta di un’ottima torta agli amaretti: gustosa, leggermente croccante, perfetta per un tè o per la colazione e velocissima da fare. E io oggi ve la propongo perché è proprio una di quelle torte minimo sforzo-massimo risultato.