C’è un posto a Palermo che si chiama Missione Speranza e Carità, dove un missionario laico, da più di vent’anni, accoglie chi ha bisogno di un letto e di un pasto caldo. A Palermo tutti conoscono Biagio Conte. Un uomo oggi alla soglia dei 50 anni che, quando di anni ne aveva circa venticinque, ha deciso di lasciare tutti i suoi beni su questa terra e dedicarsi al prossimo. Ieri sono stata in visita alla Missione. Ci sono stata per lavoro, ma questo, ve lo assicuro, non toglie nulla al senso che ha avuto questa visita.
La sua comunità oggi accoglie circa un migliaio di persone. E non si tratta solo di sbandati. Tra questi ci sono i nuovi poveri, quelli di cui parlano giornali e tv. Quelli che hanno un titolo di studio, che avevano un lavoro e oggi si accontentano di un giaciglio sotto al portico perché l’interno della Missione è stracolmo. Fratello Biagio, così lo chiamano in città, ci ha fatto visitare alcuni locali della Missione, fiero del lavoro fatto da chi vive sotto il suo stesso tetto. E vedere ordine, pulizia, collaborazione, senso di aiuto fraterno in un posto in cui vivono centinaia di persone di religioni diverse, di provenienze diverse e con storie personali diverse, mi ha fatto tornare quel senso di speranza che ultimamente smarrisce spesso la sua strada.
C’era la squadra degli elettricisti, sempre in servizio per far fronte alle necessità della comunità, chi lavorava in cucina per preparare un pasto caldo. Fratello Biagio ci ha raccontato di quelli che coltivano la terra perché fare la spesa costa molto e si cerca di diventare autonomi. Di quelli che ogni giorno fanno il pane. E poi ci ha mostrato la tipografia, la stanza dell’arte “che la creatività è importante” e ha parlato di dignità dell’uomo nel senso più fraterno con cui queste parole possano essere pronunciate. “Perché la povertà può toglierti tutto, anche la dignità ma noi non possiamo permettere che succeda“. E alla Missione si cerca di ricostruire partendo da ciò che ciascuno sa fare. Ricostruire i luoghi fisici ma anche quelli – spesso più difficili da rimettere in sesto – dell’anima. La Missione dà una speranza. Merce preziosa di questi tempi. Come la gioia che ho letto negli occhi di Fratello Biagio mentre ci raccontava del suo grande mondo.
Una storia a tema col Natale ormai alle porte perché certe riflessioni non sono mai abbastanza. Con IP ci siamo interrogati sull’opportunità di concludere qui questo post. Raccontare brevemente una forte suggestione e lasciarla come augurio di Natale. Ma questo è (anche) un blog gastronomico. Non ci si aspetta dunque comunque una ricetta, seppur piccola, sobria? E ha senso inserire una ricetta dopo aver parlato della povertà degli altri? Sebbene quella della Missione sia a suo modo una storia di speranza, i biscotti di Natale potrebbero sembrare fuori luogo. Ma, come dicevamo, questo è un blog gastronomico e una ricettina fatta col cuore è comunque il nostro modo per augurarvi un Natale sereno e di speranza. Senza troppi scintillii, in un clima un tantino più sommesso, con questi taralli al vincotto e sambuca che abbiamo trovato qui e che abbiamo subito adottato.
- 400 grammi di farina 00
- 100 gr farina integrale (noi Tumminia)
- 125 gr di olio di semi
- 135 gr di vincotto (o in alternativa vino bianco)
- 150 gr di zucchero semolato
- un cucchiaio di lievito per dolci non vanigliato
- un pizzico di sale
- ½ bicchiere di sambuca (in alternativa semi di anice)
- Per la copertura
- zucchero semolato
- cannella in polvere
- Mescolate l'olio con lo zucchero, aggiungete il vino, la sambuca e poi la farina setacciata alla quale avrete aggiunto il sale e il lievito.
- Intanto riscaldate il forno a 180°.
- Impastate il composto fino che non sarà compatto e omogeneo. Potrebbe essere necessario aggiungere un po' di farina.
- Quindi prendete un po' di impasto, più o meno quanto una noce, formate un cilindretto e poi unitelo a formare un tarallo.
- Passate i taralli già formati in una ciotola dove avrete messo dello zucchero semolato e della cannella, sistemateli su una teglia ricoperta con carta forno e poi infornate.
- Cuoceteli per 25-30 minuti, finché non saranno dorati.