L’invenzione della gioia

sangiorgi02Se qualcuno mi avesse detto che un giorno, annusando un vino, avrei avvertito fortissimo un senso di calore, di affetti domestici, di intimità familiare, certamente gli avrei chiesto: “ma che ti sei fumato?”. E invece è esattamente così che è andata. Ho annusato il vino appena versato, l’ho lasciato riposare qualche minuto, ho agitato lentamente e con cura il bicchiere, come si conviene, e poi ho annusato nuovamente. Ed è in quel momento che ho sentito questi aromi commoventi. Ed è in quel preciso momento che ho compreso a fondo cosa intendesse dire Sandro Sangiorgi quando cercava di spiegare che il vino è stata per lui “la scoperta della completa messa in gioco”. Perché se ti liberi la mente da tutto quello che hai sempre sentito dire, dall’idea che nel vino devi percepire questo o quell’aroma altrimenti lascia stare che non è cosa, allora sì che il vino riesce davvero a comunicarti qualcosa e magari a raccontarti anche un po’ della sua storia. Che non è fatta solo di “sentore” di legno, di frutti rossi, di miele o chessoio.

A me è successo così. Non subito, però. C’è voluto un po’ di vino nel sangue, (ma neanche tanto, ve lo assicuro) e la guida di un esperto un po’ fuori dai canoni “convenzionali”, per sgomberare la mente da preconcetti e sovrastrutture ed essere capace di prendermi la libertà di sentire in quel bicchiere di vino ciò che sentivo veramente.

sangiorgi03Alla fine ho scoperto che si trattava di un vino siciliano, della zona orientale dell’isola. Ma in quel momento non era questa la cosa importante, quanto avere avuto la possibilità – o essermi concessa la possibilità – di percepire tutta l’emotività di questa bevanda. O ho percepito la mia…?

Certo è che dopo avere incontrato Sandro Sangiorgi, dopo averlo sentito parlare di vino, ho la vaga sensazione di trovarmi di fronte ad un bivio: non toccare mai più un calice di vino finché campo o avere una voglia matta di nutrirmi di vino come ci si nutre di musica, arte, poesia, letteratura.

Io l’ho dichiarato apertamente più volte qua e là in questo blogghino che di vini non ne conosco abbastanza. Eppure il vino mi piace ma alle bottiglie importanti mi avvicino ancora con un po’ di timore da “eventuale aspettativa delusa”: e se poi la stappo e non mi pare questo granché solo perché non sono in grado di capirlo?

sangiorginew01Ecco, Sangiorgi mi ha spiegato che non è necessario essere “tecnicamente” preparati per percepire qualcosa annusando e gustando un vino, per godersi l’esperienza. Bisogna solo lasciarsi andare perché “come altre forme d’arte, il vino può avvicinare alla bellezza”. Che non è unica, universalmente codificata, ma che si arricchisce delle varianti delle nostre esperienze personali.

E’ chiaro poi che ogni vino avrà i suoi sentori, il suo corpo, la sua persistenza. Ma alla fine, se tieni un calice tra le dita e ne annusi il contenuto, poi lo assaggi, lasci che le pareti della bocca se ne permeino a sufficienza e, infine, lo mandi giù gustandolo a fondo, può succedere che in quel preciso momento tu stia vivendo una bellissima esperienza pur senza avere delle conoscenze approfondite alle quali fare riferimento.

Per Sangiorgi il vino è l’invenzione della gioia. Io non so se sia vero, ma dalla sua lezione sono di certo uscita contenta.


10 thoughts on “L’invenzione della gioia

    • Eh si, tu sei troppo avanti! 😉 Contro le emicranie potresti provare a bere i vini senza solfiti. Magari va meglio.

    • Bisogna provare a fare esperienze come questa almeno una volta ogni tanto. Sicuramente la nostra idea di vino buono ne risulta un po’… ammaccata, certamente modificata. Ma di sicuro “aprono la mente”. Un bacio a te.

  1. io adoro il vino, veramente. ci siamo avvicinati piano piano, ed ora è la caccia al piccolo produttore, al vino buono, e al vino particolare. ci sono sere in cui, stressata dal lavoro, arrivo e mi rilasso, ancora prima di cena, sorseggiando un buon rosso. non ti dico le “ciucche”! 😉 buon weekend, e bevi un pò, che la mia nonna dice sempre che “Un bel bicchiere di vino fa buon sangue!”!

    • Concordo con la nonna. I vecchi adagi sono sempre molto saggi!! Non avevo dubbi che tu facessi scelte di questo tipo, che rientrano perfettamente nella tua filosofia. Ed è bello rilassarsi con un bel (dalle mie parti buono è spesso sostituito da bello) bicchiere di rosso magari bevuto in buona compagnia. Salute!

    • Che peccato che anche a te venga mal di testa. A me succede con alcuni bianchi. Ma un buon bicchiere di vino rosso, di solito, per me non ha di questi effetti collaterali.

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