L’agro-ericino e la cicerchia sicula

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Nell‘ultimo weekend trascorso nelle campagne siciliane abbiamo imparato che se credi veramente in qualcosa, anche gli ostacoli all’apparenza insormontabili, possono essere superati e che il rapporto costi-benefici può essere considerato anche dal punto di vista dei benefici non strettamente materiali ed essere altrettanto soddisfacente e motivante. Ma soprattutto abbiamo incontrato quelli che per noi sono i supereroi del XXI secolo: coloro che portano avanti con competenza e passione un durissimo lavoro nei campi, salvando dall’oblio colture antiche.

L’area del nostro micro-tour, questa volta, è stata quella dell’agro-ericino – una zona che comprende la provincia di Trapani e si estende dai Golfi di Castellammare e Cornino alla valle del Belice – e si inserisce nell’ambito delle iniziative del Gal Elimos che si occupa della valorizzazione di queste aree e dei suoi prodotti. Questa zona, infatti, è conosciuta ai più per alcune note località balneari ma, dopo esserci stati, vi possiamo assicurare che la campagna, che abbiamo trovato accogliente e rigogliosa, non è meno interessante. 

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La nostra meta è stata Buseto Palizzolo. Ora, se dici ad un siciliano occidentale che vai a trascorrere un weekend a Buseto Palizzolo, questo ti guarda e pensa che sei impazzito. Certo, se ciò che desideri sono vita mondana e happy hour, allora devi decisamente correggere la rotta. Ma se vuoi trascorrere un po’ di tempo ascoltando il ronzio delle api, osservando da vicino il lavoro nei campi o se vuoi solo rilassarti lontano da smog e rumori cittadini molesti, goderti un bel tramonto, vedere un cielo stellato di quelli che avevi quasi dimenticato, questo è decisamente il posto giusto. Senza considerare che il mare, quello famoso, è davvero a pochi chilometri di distanza. 

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Abbiamo alloggiato a Case Colomba, un delizioso baglio in collina, tra Erice e Segesta, dove la natura regna sovrana. Il proprietario, Fabio, milanese ormai naturalizzato siciliano, più siciliano di molti siciliani che conosco, è uno che fa le cose per bene e nel lontano 2001, quando ancora in Sicilia molti non sapevano ancora neppure il significato della parola accoglienza, lui ha creduto fermamente nel suo progetto di realizzare un agriturismo nelle campagne dell’agro-ericino e lo ha voluto eco-friendly, in barba a tutti quelli che lo guardavano come se fosse un alieno.

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Case Colomba ha il marchio di qualità ecologica dell’Unione Europea, adotta misure di risparmio energetico ed idrico, misure per ridurre i rifiuti e dà il suo concreto contributo al miglioramento generale dell’ambiente. Dunque, prima lezione: in Sicilia si può, basta crederci davvero.

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Le camere, sono spaziose e accoglienti, circondate da alberi da frutto presso i quali è impossibile non fermarsi a rubacchiare qualcosa. La corte interna è un delizioso spazio comune nel quale sostare a chiacchierare, leggere in tranquillità, godersi il cinguettio degli uccelli. La colazione è ricca di prodotti locali come marmellata, miele, frutta fresca.

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I più avventurosi possono usarlo come base da cui partire per visitare le bellezze a portata di mano del Trapanese (Erice, Monte Cofano, San Vito Lo Capo, le saline di Marsala, Mozia, solo per citarne alcune) e dove poi poter tornare a riposare la sera. Gli altri possono fermarsi nell’oasi, approfittando della piscina con vista sulle colline, per ricaricare le energie perdute nella vita di città. In ogni caso, lasciatevi consigliare da Fabio, che saprà darvi la dritta giusta. E la sera, quando nelle città tutti saranno cotti a puntino dall’afa, voi vi starete godendo un fresco relax.  

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Naturalmente capirete bene che lasciare il baglio per andarsene in giro è stata durissima, ma ne valeva la pena perché abbiamo conosciuto qualcun altro che ci ha dimostrato che tenacia e caparbietà fanno la differenza.

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Vito Sanclemente gestisce a Buseto Palizzolo con l’infaticabile moglie Maria Carmela l’azienda agricola biologica U Timpuni (la collina, in dialetto). Dodici anni fa ha deciso di far rinascere una coltivazione anticamente parecchio diffusa nell’entroterra della Sicilia occidentale, quella della cicerchia.

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Ha piantato un bicchiere di semi che gli erano stati donati dal suocero e che riportavano indietro nel tempo a piante coltivate nel 1846. Da questi primi semi, sono nate sei chili di cicerchie e da allora è stato un crescendo. Perché Vito e Maria Carmela non si sono fermati di fronte alla difficoltà di piazzare sul mercato un legume dimenticato. Hanno fatto cultura, spiegando che la cicerchia ha un elevato contenuto di proteine, amido, vitamine B1, B2, PP, calcio, fosforo, fibra alimentare e oligoelementi. Che viene consigliata in oligoterapia nutrizionale, nei disturbi della memoria, nei casi di affaticamento cerebrale, astenia generale. Hanno recuperato vecchie ricette e spiegato come cucinarla. Si sono spinti anche oltre e dalle cicerchie hanno fatto la farina con la quale ad esempio si possono fare delle panelle alternative e la pasta. 

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Prima ci hanno spiegato tutto questo e poi, a bordo di un fuoristrada, ci hanno accompagnato su per le colline, fino al campo di cicerchie. Che vi possiamo dire? E’ stata un’esperienza bellissima. Perché un conto è che te lo raccontano, un altro è che puoi vedere con i tuoi occhi questi campi a perdita d’occhio e capire quanto lavoro comporti un sacchetto da mezzo chilo di cicerchie, piantate, curate e raccolte da Vito e poi selezionate a mano una per una da Maria Carmela.

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Vito ci spiegava che, al momento, dalla vendita delle cicerchie (l’anno scorso ne ha raccolte 30 quintali) riesce appena a recuperare le spese. Ma lui non demorde e va avanti perché l’importante non far morire questa leguminosa. E questa è stata la seconda lezione, quella sul rapporto costi- benefici.

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A Buseto non potevamo perderci il piccolo Museo della civiltà contadina, gestito dalla ProLoco per conto del Comune e allestito un un delizioso baglio che rappresenta il primo nucleo abitativo del paese. Un insieme di arnesi da lavoro, macchine agricole ante litteram, spazi delle case contadine ricostruiti che danno chiarissimo il senso di quanto fosse faticosa e povera la vita di chi viveva coltivando i campi. Non so… guardando questi oggetti di antico uso quotidiano, ho sentito un senso di gratitudine per questi nostri antenati… 

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Quando domani, dopo la mia giornata di lavoro davanti al pc e le varie incombenze quotidiane, dirò che sono stanca, siete autorizzati a darmi come minimo della… pappamolle!


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