Il futuro? Secondo Farinetti è una figata

farinettiPrendete l’unico italiano che al momento, nel pieno della crisi, può essere considerato, senza timore di smentita, come l’incarnazione del successo del made in italy: Oscar Farinetti.
Quest’uomo, dall’alto della sua storia di successo, dei suoi fatturati stratosferici, della sua rilassata e pacifica calma-quasi-zen, sapete cosa ha detto come prima cosa alla platea di giovani che lo ascoltavano?
Probabilmente nessuno di voi troverà lavoro, da qui a breve. Dovete considerare la cosa come una figata pazzesca“.

Io lo avevo visto in una intervista in tv qualche mese fa e mi era sembrato diretto, immediato, efficace. L’ho incontrato all’Università di Palermo nel corso di una lezione agli studenti di Agraria in tandem con Carlo Petrini e la prima impressione è stata confermata. Oscar Farinetti, il padre di Eataly, nonostante la prima frase pronunziata ad effetto, è un grande motivatore. E’ uno che dà speranza, che crede nel fascino dei futuro, che pensa a questo periodo di crisi come ad un’opportunità per cambiare qualcosa, per inventarsi uno stile di vita. Certo, a volte la fa un po’ facile perché, come mi ha detto un imprenditore agricolo al termine della lezione, un conto è suggerire di tornare all’agricoltura come opportunità per risollevare le sorti della nostra economia, un altro è tornare all’agricoltura. Se poi non hai un centesimo in tasca…

Però Farinetti, che ha creato un impero, ha la sua ricetta per la felicità e la condivide con i presenti che sono disposti a credergli, se non altro in rispetto delle cifre di Eataly che snocciola di quando in quando e che sono da capogiro.

Alcune sue idee: dismettere l’idea punitiva di futuro. L’importante – dice – è avere un progetto che non deve essere per forza mettere su un’azienda. Non bisogna pensare che il futuro debba essere per forza progresso ma immaginarlo, piuttosto, come un cambiamento verso la partecipazione, magari applicando ad idee antiche concetti moderni. Secondo lui a volte il futuro lo si può intravedere voltandosi indietro. Ed io mi chiedo: perché non ci ho pensato prima?!  E dire che sono anni che mi ripeto: un’idea semplice, fatti venire un’idea semplice….

E poi, il pezzo forte della conferenza, quel parlare di comunicazione che – per deformazione professionale, certamente – mi piace tanto. “Ecco cosa è mancato in Italia nel settore dell’agroalimentare, la comunicazione” (inutile che aggiunga che anche io lo penso da tempo e non solo per l’agroalimentare ma nessuno mi si fila perché non sono Farinetti). “Ci vantiamo di esportare 31 miliardi di prodotti agroalimentari nel mondo, ma c’è spazio per almeno il triplo. E dobbiamo essere bravi a comunicarlo in maniera che tutti capiscano di cosa stiamo parlando”.

L’uovo di Colombo, no? Ma lui lo aveva detto che a guardarsi indietro si capiscono tante cose, errori ai quali rimediare compresi.

E conclude con una perla di saggezza che merita di diventare un motto: qualunque idea per fare impresa vi venga, prendetela come una figata e installatela sulle grandi vocazioni italiane: agroalimentare, turismo, moda, design, industria manifatturiera.  

Noi siciliani poi, secondo Farinetti, siamo addirittura avvantaggiati: viviamo in un’isola, con tutto ciò di buono che questo comporta; la nostra regione – sostiene lui – la conoscono in tutto il mondo e non si può dire la stessa cosa per tutte le regioni d’Italia; abbiamo le potenzialità per quadruplicare le esportazioni. Perché nessuno da queste parti lo capisce?