L’invasione dell’ultra-cibo?!?

E’ uscito ieri questo articolo di Ilvo Diamanti che, in qualche modo, affronta il tema dell’iper-presenza di programmi di cucina sulle reti televisive. L’autore parte da un dato di fatto incontrovertibile, ovvero il sovraffollamento della tematica food nei programmi televisivi e poi, dovendo scegliere con quale versante culturale schierarsi, decide di tirare in ballo il rischio di de-semantizzazione e ri-semantizzazione del concetto di cibo, vagheggiando di cibo come solidarietà, di filiere contadine, di alimentazione sostenibile e di “buone cause” per le quali cucinare. E questo nonostante (o forse proprio perché) il suo stesso figlio si sia appassionato di cucina modernista.
Una occasione sprecata per tacere, si sarebbe detto una volta. O quanto meno un’occasione mancata per cercare di capire e spiegare meglio il fenomeno osservato invece di limitarsi a presagire un rischio di qualche tipo, una minaccia alla sobrietà del cibo, per esempio.

Sarebbe stato invece più interessante, ad esempio, valutare l’esplosione del food entertainment  con il fenomeno della food pornography, della crescente attenzione all’estetica del cibo. Sarebbe stato interessante chiedersi il perché del successo di questi programmi invece di limitarsi ad ipotizzare una connessione con la crisi economica. Anche perché l’autore dimentica che i programmi televisivi food-related sono esplosi negli USA ed in Inghilterra diversi anni fa, non sono una moda dell’ultimo anno come qui da noi. I programmi culinari Come “Simply Ming” o anche “in search of perfection” risalgono al 2007 o anche prima. Il programma di cucina di Julia Child risale a quando? 50 anni fa? Si può forse affermare che vi è stata recentemente una commistione fra reality show e food show, con la serie MasterChef, ma allora il nesso andava cercato con le cause del successo dei reality piuttosto che incrociarlo con la voglia di buon cibo che i poveri, stretti dalla crisi, cercano di soddisfare guardando i programmi della Clerici, della Parodi, dei vari chef showmen.
E anche quando affronta la trasmissione  MasterChef (a proposito, l’immagine è tratta dal loro sito ufficiale), nella quale i concorrenti vengono “maltrattati”, Diamanti si limita a collegare lo schema della trasmissione alla voglia sadomasochistica dello spettatore/concorrente. Dimenticando, per esempio, che se le telecamere entrassero davvero nelle cucine di un grande ristorante e seguissero dal vivo le vicende giornaliere che vi si svolgono, troverebbero che gli stagisti o gli aspiranti cuochi vengono normalmente “maltrattati” in maniera ben più severa, e che anzi le ramanzine dei conduttori di MasterChef ai loro concorrenti sono a dir poco edulcorate. Alcuni degli chef che hanno fatto pratica da Ferran Adrià nel ristorante El Bulli (per anni il miglior ristorante del mondo), raccontano che per intere settimane il loro unico compito era quello di togliere i semi ai meloni!

Insomma, in definitiva si tratta di un articolo che mostra un po’ troppa approssimazione ed una più che imperfetta conoscenza delle tematiche collegate al food entertainment e che in quanto tale risulta  quasi fastidioso. E siccome accade spesso che – sugli argomenti sui quali magari siamo un po’ più ferrati – gli articoli pubblicati sui quotidiani risultino spesso così insoddisfacenti, mi domando quanto siano imprecisi gli articoli sugli argomenti sui quali invece non siamo per nulla competenti…

 


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