La pizza. Considerazioni semiserie intorno ad un’ordinazione

pizza

photo by thebittenword.com

Si fa presto a dire pizza. Anzi, si faceva presto. Una volta. Oggi se vuoi ordinare una pizza, è meglio che ti metti comodo, fai un bel respiro, sfogli velocemente il bignami dell’impasto perfetto e delle farine che non può mancare nella tua borsetta di consumatore consapevole e poi sei pronto per l’ordinazione perfetta.  Ovvero come rispondere, senza esitazioni e senza sembrare uno sprovveduto, alle domande precise che il cameriere ti farà perché, nel frattempo, anche lui ha studiato.

Insomma se sei di quelli che ancora pensa di poter andare in pizzeria a mangiare una semplice margherita o una “esotica” capricciosa, sei decisamente demodé. Oggi , come minimo, devi scegliere il tipo di farina (Integrale? Farro? Kamut? Molita a pietra?) e quanti cereali vuoi nell’impasto (Tre? Cinque? Sette?). Se sei un vero cultore delle cose fatte bene, non dovrai scegliere nulla che non sia lievitato con pasta madre (Quante ore di lievitazione? Diciotto? Ventiquattro? Trentasei?) e poi cotto nel forno a legna (Faggio? Quercia? Olivo?).

Se te la sei cavata abbastanza indenne fino a qui, non avrai tempo per gioire perché siamo solo all’inizio. Ora bisogna scegliere con oculatezza il condimento. E mica vorrai rovinare questo po’ po’ di base che hai accuratamente selezionato sudando sette camicie, con dei volgari wurstel o carciofini in scatola?! Non sia mai. Una pizza come si deve merita i giusti condimenti. A cominciare dalla salsa di pomodoro. Dicono che quella campana sia la migliore. Si ma non sarà mica quella fatta con pomodori coltivati nella terra dei fuochi? Il dubbio ti si insinua, lento ma inesorabile. E allora guardi il cameriere negli occhi e gli chiedi: “Scusi ma questo pomodoro da dove arriva?”. Lui è colto alla sprovvista perché si è preparato solo sugli impasti, ma improvvisa con nonchalance: “Credo arrivi dalla Campania ma aspetti che mi informo”. Torna dopo e afferma che sì, il pomodoro è campano, “del salernitano per la precisione”, dice con sguardo di sfida, prevenendo altre imbarazzanti domande. Tu, per pronto accomodo, opti per una pizza bianca, cioè senza salsa di pomodoro. E adesso tocca alla mozzarella. Se – per caso – la vuoi di bufala, anche in questo caso ti toccherà chiederne la provenienza, non sia mai che la bufala si sia nutrita di cose molto sbagliate … Mai abbassare la guardia.

A questo punto inizia il valzer di salumi doc o igp, oli aromatizzati a questoequello, verdure biologiche, sali di vattelappesca, mieli di api (si, l’ho assaggiata una pizza con il miele tra gli ingredienti di superficie) che hanno fatto il giro dei fiori di campo, frutta secca rigorosamente locale e potremmo andare avanti per delle ore.  Nel frattempo, da quando ti sei seduto al tavolo della pizzeria è già trascorsa un’ora e ancora hai ordinato solo la tua pizza. Adesso tocca al resto dei commensali…

Quando, dopo un paio d’ore, la tua pizza con farina ai cinque cereali a lievitazione naturale (24 ore) cotta in un forno alimentato con legno di olivo, con mozzarella di bufala siciliana (eh si, ce l’abbiamo anche noi la bufala), prosciutto di suino nero dei Nebrodi e granella di pistacchio (non temete, la pizza la sto inventando così su due piedi, ma se la trovassi in un menu non mi stupirei) e un filo di olio di Nocellara del Belice arriverà al tuo tavolo, ti sentirai stremato ma soddisfatto e dimenticherete i tempi in cui una quattro gusti faceva la  felicità…

pizza

photo by jhun111jhun

Oppure siete dell’altra fazione, ovvero fra coloro i quali dopo aver spulciato da cima fondo l’elenco con 250 permutazioni di condimenti alla fine chiedono la pizza che ordinano ormai da decenni. Perché, dicono non senza un minimo di ragione, se io so che mi piace la Napoli/Romana/Margherita perché mai dovrei rischiare con un accostamento che magari si rivela fallimentare?


8 thoughts on “La pizza. Considerazioni semiserie intorno ad un’ordinazione

  1. Ciao Clara, grazie: mi sono fatta delle grasse risate! 😀 Ho pure scoperto di essere una faziosa tradizionalista… pero’ a volte (rare) gli esperimenti li faccio anche io…

    • Grazie, è bene non prendersi troppo sul serio e mi diverte prendere un po’ in giro mode e correnti. Poi magari capita anche che ti imbatti in qualcosa di veramente buono.

  2. Ehm no, son rimasta indietro, quella delle farine non l’avevo ancora sentita.
    A proposito, vi ho pensati, ho assaggiato (no ok, sbafato) un sorbetto al peperone. Era buonissimo. L’avete mai fatto? Come si fa?

    • Il sorbetto al peperone manca nelle nostre esperienze gastronomiche ma mi piacerebbe davvero assaggiarlo. Purtroppo non possiamo aiutarti con la ricetta però magari iniziamo a studiare… 🙂

Rispondi a cinciamogia Annulla risposta