Ristorante Branciforte e l’importanza delle grandi passioni

Ci sono giorni in cui mi sveglio la mattina e penso di essere fortunata perché, tutto sommato, faccio un lavoro che ho scelto e per il quale ho faticato parecchio. Altri in cui mi alzo e penso che invece è un lavoraccio (ok, è vero, il  pensiero è ben più scurrile di così ma nella trasposizione da pensato a scritto ha subito una pesante epurazione) e che lo cambierei volentieri.

Io sono una giornalista. “Sono“, nel senso che se vuoi fare davvero questo lavoro, devi essere giornalista fino al midollo e guardare ad ogni cosa con curiosità ed intraprendenza perché non sai mai dove può nascondersi una notizia, che magari poi è quella della tua vita e non sia mai che ti fai trovare distratta o impreparata.

Succede però, magari dopo vent’anni di duro e onesto impegno, che non ne puoi più di occuparti sempre delle stesse cose. Stimoli e motivazioni cominciano a venire meno ed è necessario cercarli altrove. E siccome non era già abbastanza scrivere tutto il giorno per lavoro, io ho deciso di cercarli questi nuovi stimoli… nella scrittura (eh si, originalità e fantasia abitano da queste parti!) ma di settore questa volta. Insomma, ho fatto in modo che si incontrassero su un terreno nuovo, questo blog, la passione per il mio lavoro e quella per la gastronomia.

Ladri di ricette è una pagina virtuale nella quale posso scrivere ciò che decido io, pardon, ciò che decidiamo io ed IP, senza nessuno che ci dia limiti di tempo, spazio o argomenti, e condividerlo con altre persone che, come noi, coltivano questa stessa passione.

Ogni tanto succede poi che essere giornalista funzioni come lasciapassare e mi venga permesso di fare o vedere cose che se fossi “solo” una foodblogger alle prime armi (cosa che sono in effetti, ma ssssshh…), non potrei permettermi. Tipo visitare la cucina di un ristorante aperto da poco, chiacchierare con lo chef, spulciare tra tutti gli strumenti della cucina come se fossi Alicenelpaesedellemeraviglie, discutere del menù e delle tecniche di cottura.

Cosa che è successa qualche giorno fa visitando il ristorante di Palazzo Branciforte, un edificio storico nel cuore di Palermo, inaugurato lo scorso maggio dopo lunghi lavori di restauro, che ospita gli uffici direzionali della Fondazione Sicilia e alcune sue prestigiose collezioni: 4.751 reperti, in gran parte ceramiche di vario tipo e cronologia oltre a terrecotte architettoniche e votive, bronzi, monili, vetri e avori. E con questi, un ristorante e la Città del Gusto allestita dal Gambero Rosso, una novità assoluta per Palermo con, al suo interno, una scuola di cucina attrezzata di tutto punto con venti postazioni con piastre ad induzione, forni e una serie di altre meraviglie che già immagino in funzione durante qualcuno dei corsi di cucina organizzati a partire da settembre per appassionati e neofiti.

Il ristorante, diretto da Giuseppe Giunta, è affidato allo chef Massimo Mangano ed è allestito all’interno del percorso museale. Immaginate cioè di cenare in uno dei tavoli scelti e selezionati sia per la sala interna che per la corte esterna dall’architetto Gae Aulenti, che ha curato il restauro di tutto il Palazzo, osservando da una parte “La Pesca del tonno” dipinta da Antonio Leto, e dall’altra “La spiaggia di Valdesi” Di Ettore De Maria Bergler e tutto intorno a voi una preziosa collezione di maioliche. Mentre in cucina – una cucina con aria condizionata, soffitti aspiranti e piastre ad induzione, cose che da queste parti non sono proprio “la normalità” – lo chef Mangano (“ciò che mi rappresenta maggiormente sono gli ingredienti che scelgo e utilizzo”), crea il menù in chiave mediterranea e salutista, con un occhio di riguardo per chi soffre di allergie alimentari e molta attenzione per le tecniche di cottura. Durante il nostro giro in cucina, ad esempio, nella vasca di cottura a bassa temperatura c’erano dei peperoni “che in questo modo sono più digeribili”, mentre sul tagliere era pronta per essere affettata della cipolla rossa cotta pure questa a bassa temperatura per mantenerne inalterati colore e sapore. Dall’altro lato, in attesa della farcitura, c’erano delle tartellette di farina di mandorle e burro di cacao ricoperte con cioccolato fondente al 70%, pronte ad ospitare una trilogia di gelo di anguria e uno sciroppo di fiori di gelsomino.

La nostra, purtroppo, è stata solo una visita di quelle “si guarda ma non si tocca”. Ma torneremo per raccontare anche il gusto di questo ristorante. Intanto ci piace pensare che finalmente anche a Palermo c’è qualcuno che ha voglia di investire sul “gusto” e, in qualche modo, di scommettere sui palermitani che, si sa, sono capaci di grandi passioni.


2 thoughts on “Ristorante Branciforte e l’importanza delle grandi passioni

  1. Mi piace quello che scrivi e come lo scrivi, sei davvero brava! Ma IP quando scrive? 😛
    Il cibo e l’arte salveranno l’Italia, guarda un pò come il Business del Food sta muovendo il mercato e in tanti se ne sono accorti facendo nascere scuole di cucina, blog, forum, portali, eventi, incontri,… Ho in mente una cosina che se avrà gambe vorrei sottoporti. A presto e grazie per la recensione. Un abbraccio

    • @ilsensogusto: Cara Roberta la tua presenza nel mio blogghino mi riscalda il cuore! IP è la parte riservata di questo blog e – come ogni artista – si concede con parsimonia :-P. Quanto al resto, questa è la fase sperimentazione della mia vita, dunque “sottoponimi” pure se e quando vorrai… Un abbraccio a te.

Rispondi a Roberta | Il senso gusto Annulla risposta