Vita da free lance e il plum-pelmo

plum cake al pompelmo

La vita da free lance è dura. La crisi di identità è sempre in agguato e io, in questo momento io ho una identità tripla. La mattina curo la comunicazione per Tizio; il pomeriggio redigo (che parola orrenda!) comunicati stampa ed altre amenità per Caio; nel tempo libero scrivo per Sempronio. E non per avidità o bramosia di chissà quale potere, ve lo poso assicurare.

Naturalmente i confini tra le varie cose sono tutt’altro che marcati. E allora capita che mentre scrivi per Tizio, ti chiami Caio che ha bisogno assolutamente che tu faccia una cosa subito. Ma subito, mi raccomando! E poi arriva Sempronio a metterci il carico da novanta con un’intervista che – assolutamente, ci mancherebbe altro – devi fare tra dieci minuti altrimenti il pezzo è bello che andato. E allora tu prendi il telefono, digiti il numero e, al momento di presentarti al tuo interlocutore, hai quei tre, fatali, secondi di esitazione che fanno andare in crisi tutto il sistema che hai cercato di mettere su: “dunque, cosa stavo facendo….?”.

Lo so che in questo momento tu che cerchi un lavoro ti starai chiedendo “beh?! e cos’hai da lamentarti?!”. Amico ora provo a spiegartelo. Perché quello del giornalista free lance, soprattutto se vivi in Sicilia e soprattutto se hai persino la velleità di scegliere la gastronomia come ambito nel quale muoverti, un ambito che dai più è considerato alla stregua di un hobby o di una sagra di paese, quello del giornalista free lance – dicevo – è un mestieraccio. Innanzitutto alla mia famiglia non è chiarissimo cosa faccio tutto il giorno. I miei ogni tanto mi guardano interdetti e mi dicono: “Ma in questo momento per chi lavori? Cosa fai esattamente?”. Gli amici pensano che io trascorra tutto il mio tempo libero a sbocconcellare a destra e a manca divertendomi come una matta. Il che a volte è vero. Ma molto più spesso non lo è. L’unico ad avere le idee un po’ più chiare, gioco forza, è IP. Ma spesso anche lui non sa bene in che fase mi trovi in quel dato momento della giornata e se, per caso, non sia meglio starmi alla larga perché Tizio, Caio e Sempronio si sono dati un contemporaneo e inconsapevole appuntamento ed io sono diventata isterica perché non so più cosa fare prima. Insomma, se becco chi ha inventato il termine free lance ho un paio di domande da fargli. Tipo: free a chi? Busylively, stremato lance piuttosto!

Allora ogni tanto penso che forse sarebbe bello avere un posto fisso e rassicurante dove fai ogni giorno il tuo santo lavoro. Poi esci dall’ufficio e tutto è finito lì e puoi dedicarti a tutto il resto senza tremare ad ogni squillo di telefono. Perché Tizio, Caio e anche Sempronio, possono colpire in qualunque momento. Mentre sei al supermercato e cerchi di barcamenarti tra i sacchetti della spesa. E magari devi pure prendere appunti e non puoi dire al capo “senti sono in fila alla cassa del supermercato, scusa ma ti richiamo”. No che non puoi. E allora ti finisce come Verdone nel famoso film di Furio “no, non mi disturba per niente”. E invece vorresti far volare il telefonino direttamente nel tritacarne dietro al banco del macellaio.

Ci si abitua a tutto, dicono, ma io a questa mia stancante trinità ancora non sono riuscita ad abituarmi.

Troppo stressante questo post ad inizio settimana? Sono d’accordo. Che devo dirvi, mi porto avanti col lavoro. Per farmi perdonare vi offro una fetta di plum cake al pompelmo, il plum-pelmo che, tra le altre cose, pare abbia proprietà sedative del sistema nervoso…

plum cake al pompelmo

Vita da free lance
Prep time: 
Cook time: 
Total time: 
 
Ingredienti
  • 150 gr farina di mandorle
  • 100 gr di farina 00
  • 160 gr zucchero (di cui 80 di canna grezzo e 80 semolato)
  • 2 uova
  • 60 gr olio di semi di girasole
  • ½ bustina di lievito
  • un cucchiaio di semi di papavero
  • un pizzico di sale
  • il succo (circa 130 gr) e le zeste di 2 pompelmi
Istruzioni
  1. Ricavate le zeste dai due pompelmi e poi spremeteli e mettete da parte il succo.
  2. Lavorate le uova con lo zucchero con lo sbattitore elettrico finché non risulteranno spumose (ma non diventeranno chiare per via dello zucchero di canna).
  3. Unite la farina 00 setacciata insieme al lievito, il pizzico di sale e, sempre mescolando, aggiungete il succo di pompelmo e le zeste.
  4. Mescolate per incorporare tutto e poi unite la farina di mandorle che servirà a stemperare l'aspro del pompelmo, i semi di papavero e, in ultimo, l'olio.
  5. Versate l'impasto in uno stampo da plum cake e spolverate la superficie con un po' di zucchero di canna che creerà una deliziosa crosticina.
  6. Infornate a 180 gradi per circa 45 minuti.
  7. Fate la prova dello stuzzicadenti per vedere se è pronto, sfornatelo su una gratella per dolci e lasciatelo raffreddare.

5 thoughts on “Vita da free lance e il plum-pelmo

  1. oddioddioddio…reduce da un xxxx lavoro da ufficio, dall’altra parte della barriera, non so cosa sarebbe meglio. Francamente non è il lavoro ma l’educazione della tua triade che andrebbe rivista.
    Mi prendo una fetta di plumcake però ti prego: aboliamo la parola zeste, tanto in voga ma straniera, e riprendiamoci la nostra cara ‘buccia o scorza’ 🙂
    Salviamo le nostre parole.
    PS: i semi di papavero in questi dolci ci stanno benissimo!!!
    smack

    • Ciao Roberta.
      Ti rispondo io, sulle zeste. Perché invece ritengo che sia un termine (di origine straniera, ok, ma la cucina nè è piena) che non sia sovrapponibile a quello di buccia o scorza. Nessuno dei due termini italiani, infatti indica la caratteristica specifica della “zesta”, ovvero quella di considerare esclusivamente la parte colorata della buccia dell’agrume, senza inclusione di albedo. Certo, uno potrebbe dire “prendete le bucce-senza-la-parte-bianca del pompelmo” ma se esiste un termine che invece descrive quello che ci serve, perché non usarlo?
      Un abbraccio.
      IP

      • presa in castagna! Però buccia senza albedo non sta poi così male. Anche perché sfido tutti quelli che scrivono ‘zeste’ a darmi una spiegazione come la tua 🙂
        Grazie per avermi insegnato qualcosa.

  2. Ciao Clara, come ti capisco! Anch’io sono un’altra “stremata lance”, non ho una trinita’, ma un bel mazzo di fiori di clienti variabili ed ogni tanto sogno serate che finiscono ad orari decenti e weekend senza intrusioni barbariche. Provero’ senz’altro il tuo plum-pelmo cake!

    • Cara Cristina, so che noi stremate-lance siamo in tante. Potremmo creare un gruppo di supporto per sostenerci e incoraggiarci tra una fetta di plum cake e un piatto di pasta 😉

Rispondi