Cooking in Cuttaia style

fWjVHd4T5a5Oaax0OUL3egcb8IX3h-wsrJiLqcy1DQMLo confesso. Davanti ad un buon piatto io mi emoziono. Ma non così per dire. Io davanti al boccone perfetto posso anche commuovermi di felicità. E dire che col cibo ho un rapporto sano. O almeno così credo. Cioè, mi piace mangiare e mi piace mangiare cose buone ma non sono una di quelle che in preda all’ansia si scofana l’impossibile o svuota il frigo a mezzanotte. Ho le mie debolezze, cioccolato e patatine fritte, tanto per fare due esempi, però per il resto mi sento foodly correct. Ma l’idea di andare a mangiare in un posto che non conosco e per il quale nutro grandi aspettative o, ancora meglio, imbattermi in un piatto strepitoso anche quando non me lo aspetto, per me sono fonte di grande emozione. Come quando regalate ad un bambino un giocattolo nuovo ma non perché sia Natale o il suo compleanno, così, solo per vedere la felicità sul suo viso…

La stessa cosa mi succede quando vedo un grande chef al lavoro. Le sue mani che si muovono veloci e consapevoli, il piatto che sotto i miei occhi piano piano prende una forma che non conosco, l’insieme dei colori e quella finta casualità frutto di uno studio accurato che mescola i ricordi ed i sapori dell’infanzia con una grande perizia tecnica…

Che vi posso dire? A me Pino Cuttaia emoziona. Tutte le volte che assaggio un suo piatto mi sento felice che lui sia “a portata di mano”. Certo, Licata non è esattamente a due passi da Palermo ma, tutto sommato, bastano un paio d’ore di macchina per raggiungere il suo ristorante bis-stellato.

Se poi, per una fortunata congiuntura astrale, è lo chef a venire e soprattutto a cucinare a Palermo, l’occasione è imperdibile.

Seduta in prima fila, l’ho osservato al lavoro mentre preparava due piatti per un laboratorio del gusto. Il tema era l’asparago selvatico, si, sempre quello, ma in Cuttaia style. Per me è stata l’occasione per rinfrescare la memoria e soprattutto le papille gustative dopo certo torpore da cucina mediocre (presenti esclusi, si intende!).

tqm36qWAX8lm6O1MGznrmXdCr9tIu8_VanBVSG2Am8ELo guardo mentre mescola, affetta, seleziona, assembla. Si chiacchiera anche, con quel suo strano accento da siculo-torinese. E poi si degusta. No, io ho proprio mangiato nonostante fosse appena pomeriggio!

WcdKcM0L1U-ff7EIZrl05KuVj9XkBIo9r9cBOUcbn1kLa finta pizza, innanzitutto, con merluzzo affumicato alla pigna, pomodorini, cipolla, il tutto racchiuso da un anello di pane senza lievito a simboleggiare il bordo della pizza, ricoperto da spuma di patate (la mozzarella della pizza…) e asparago selvatico. Il boccone perfetto era…perfetto.

XRHjQxQznyRN-5CRErEA3gUAJ2DIfMyMQ7gBg40s6FsE poi un piatto che per forma e colori mi ha fatto pensare ad un’opera d’arte (ma magari questa associazione è venuta in mente solo a me). L’idea di Cuttaia era quella di rivisitare un piatto della tradizione casalinga, le uova con piselli e pancetta. Ecco come lo ha riproposto: passatina di piselli, ricotta (l’albume), uovo di quaglia (il tuorlo), fave, asparagi selvatici, jamon Pata Negra e crostino di pane. Ogni sapore era netto e perfettamente identificabile. Tutti insieme, un’armonia. La degustazione si è conclusa con la cornucopia alla ricotta, il cannolo a la mode di Cuttaia che anche lo chef ha mostrato di apprezzare. 😉

1D63wfRhiKXNT465JBSmBQ_k_r4eHniedODWawaeAgwLicata, aspettaci. Stiamo arrivando!


4 thoughts on “Cooking in Cuttaia style

  1. E ci credo che ti sei emozionata! 🙂 Comunque anche io mi commuovo di fronte a un piatto perfetto: giuro! 🙂
    Un abbraccio cara :*

  2. Meraviglia.
    E dire che fino a prima di avere un blog e di avvicinarmi così tanto alla cucina, il cibo ad alti livelli lo snobbavo quasi. Mi sembrava incomprensibile.
    Ma ora capisco benissimo le tue emozioni e le condivido.
    Giusto Domenica ho avuto la fortuna di fare un corso con Ugo Alciati e Andrea Ribaldone e, che dire, alla fine nell’assaggiare i piatti veniva da piangere pure a me 🙂

    • Cara Vale, lo so, visti dall’esterno rischiamo di sembrare dei fanatici: che ci sarà mai di così emozionante in una pietanza?
      Ma almeno tra di noi ci capiamo, per fortuna. Benvenuta nel gruppo d’ascolto “vittime del cibo stellato” 😉

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